lunedì 29 novembre 2010


"Di sera, l'ultima luce infondo ad ogni strada tremolava. Questa luce era invadente. Avvertiva i dintorni prima che calasse la notte. Le case diventavano più piccole delle persone che ci passavano accanto. I ponti, più piccoli dei tram che ci passavano sopra. E gli alberi, più piccoli dei volti che vi passavano sotto uno alla volta.
C'erano dappertutto una nostalgia e una fretta sconsiderata.I pochi volti per le strade non avevano alcun bordo:quando mi si avvicinano, vedevo in essi un pezzo di nuvola sospesa. E quando mi erano quasi di fronte, rimpicciolivano al passo seguente. Solo le pietre stradali rimanevano grandi. E al posto della nuvola, al secondo passo sulla fronte stavano sospese due bianche pupille.Al terzo passo, poco prima che i volti fossero alle mie spalle, due pupille si riunivano.Mi tenevo ancorata alla fine della strada, là era più chiaro.Le nuvole, nient'altro che ammassi di vestiti appallottolati. Avrei indugiato volentieri, visto che solo nel quadrilatero delle ragazze c'era un letto per me. Avrei aspettato ancora che le ragazze del quadrilatero dormissero. Infatti,in questa luce immobile contava l'andare e io andavo sempre più rapidamente.Le strade laterali non aspettavano la notte. Facevano i loro bagagli".
H. Muller, Il Paese delle Prugne Verdi

giovedì 25 novembre 2010

diario senza inizio. nota a margine. fare in n-1

Forse non avevamo capito quanto è difficile essere Talee. E' dura la vita di chi  non cresce dal proprio seme, di chi non si propaga dal proprio centro, ma esiste innestandosi sul terreno di altri, scommettendo sulla coltura/cultura di altri. Le librerie sono tutte diverse, città che vai libreria che trovi, quelle grandi e piene di libri, quelle piccole piene di cose, quelle che si lasciano contaminare e oltre ai libri trovi un bancone per le birre, i tavoli per le chiacchiere e magari anche gli strumenti lasciati lì per le serate di musica. Ogni volta le Talee devono innestarsi e trovare spazio come e dove è possibile e provare a crescere. E' così che si può sperare in vite molteplici, in avventure impreviste. E' così, speriamo, che l'esistente può rivelarsi su mille piani. Eppure c'è qualcosa di fastidioso in  tutto questo. Pensiamo agli incontri, senza mettere in conto gli scontri, gli urti, i frammenti di contingenza in cui inciampiamo. E' più forte di noi, quando progettiamo qualcosa, anche qualcosa che nella teoria abbatta l'idea di uno, di soggetto, di inizio,  che insista sulla materia, sulle articolazioni, sulla forza degli strati che, imprevisti, dislocano il nostro sguardo, poi, inevitabilmente, cerchiamo casa. Anzi cerchiamo l'albero davanti a casa, quel luogo sicuro, che c'era già prima di noi, per metterci tranquilli a pensare e a guardare, spalle appoggiate al tronco. Così anche l'albero, natura, diventa un pezzo del nostro mondo, da soggetto della natura diventa oggetto della nostra identità. Ma, dice ancora Deleuze, "la natura non agisce così: le radici stesse sono a fittone, a ramificazione più ricca, laterale o circolare, non dicotomica (natura/arte, natura/cultura etc). Lo spirito è in ritardo sulla natura". Scrivendo, facendo arte, non riusciamo a uscire veramente da questo ritardo, a liberarci per sempre e del tutto da questa nostalgia: il mondo si è fatto caos ma continuiamo a cercare di costruire piccoli mondi ordinati, "opere". E' più forte di noi ma "il molteplice" bisogna farlo non aggiungendo sempre una dimensione superiore, al contrario, il più semplicemente possibile, a forza di sobrietà, n-1.
Sottrarre l'unico dalla molteplicità da costruire; fare in n-1".


Sandra

Pisa 25 gennaio 2010

dal Paese delle Prugne Verdi, H.Muller.

"Se stiamo in silenzio, mettiamo in imbarazzo, diceva Edgar, se parliamo, diventiamo ridicoli. Sedevamo da troppo tempo davanti alle foto sul pavimento. A Forza di sedere le mie gambe si erano addormentate. Schiacciavamo tante cose con le parole in bocca quante coi piedi nel prato. Ma anche col silenzio."




http://www.nazioneindiana.com/2008/10/02/il-paese-delle-prugne-verdi/


martedì 23 novembre 2010

il vocabolario di talee

Talea è per definizione una porzione di organo vegetativo di una pianta che, distaccata da quest’ultima, opportunamente preparata e sottoposta a determinati stimoli in specifiche condizioni ambientali, riesce a dare un nuovo organismo vegetale completo in tutte le sue parti”.
Riproduzione per talea si tratta di un sistema di riproduzione della pianta che sfrutta le enormi proprietà rigenerative dei vegetali. La talea può costituirsi a partire da un frammento di foglia, di ramo, di fusto o radice.
Rizoma è una struttura biologica lineare orizzontale, su cui ad intervalli regolari si formano dei nodi da cui si dipartono altre diramazioni. A differenza delle strutture a radice degli alberi, per esempio, i rizomi non sono gerarchici, per cui se si elimina la pianta che ha dato origine al rizoma, quest’ultimo continua a vivere. Per questo  si usa il termine per descrivere fenomeni che si svviluppano in modo orizzontale e in cui i nodi continuano a far parte di un insieme, ma sono pienamente indipendenti da questo.

domenica 21 novembre 2010

diario senza inizio. nota 4. Sottovoce a Bolzano

A Bolzano abbiamo bisbigliato.
La performance di Talee, la lettura che accompagna l'apertura della mostra, è stata molto bella.
Beatrice ha chiesto ad alcuni lettori di bisbigliare, di preannunciare le letture scelte dai librai di Mardi gras, con il bisbiglio dei brani letti nelle tappe precedenti: a Sarzana e a Fucecchio... Così dopo essersi scelti una postazione in libreria, o dopo aver deciso che avrebbero camminato bisbigliando, alcuni lettori si sono messi a leggere fra sé e sé  De Lillo, Spinoza, Palazzeschi, Thoreau... alzando la voce solo quando qualcuno dei presenti si avvicinava loro... Il risultato aveva una strana armonia... Beatrice si muoveva in tutto questo con la sua Talea di terra , dirigendo con il suo semplice passare i tempi e i modi di quanto stava accadendo. E c'era armonia anche fra il dentro e il fuori, fra quello che stava accadendo in libreria e quello che accade solitamente nelle strade di Bolzano. Bolzano è una città stranamente silenziosa, l'atmosfera, proprio in strada, è stranamente ovattata e viene da  chiedersi se sono le montagne a portare silenzio o se è quel continuo incrociarsi di due lingue a risolversi nel sottovoce.
Bolzano è così, silenziosa e piena di cose.
Stretta fra le montagne e fra le spinte opposte di orgoglio e timidezza. Ha il meglio di una città di confine, è bella, strana, internazionale, e il "peggio" coscienziosamente lavorato nella composizione di due di tutto.
Mardi gras ha libri italiani e tedeschi, un nome ulteriormente straniero e un numero sterminato di libri.
Mardi gras ha anche uno spazio bis, pieno di cataloghi d'arte e architettura, libri illustrati,  e fumetti d'autore.A Mardi gras bis, ora ci sono le Talee, piantate, per innesto, fra le altre meraviglie della libreria.


sandra

martedì 16 novembre 2010

"U'zapelu d'tera"

U'zapelu d'tera ...
Ho scavato tra le pagine di un libro e ne ho ricavato un piccolissimo fazzoletto di terra dove germogliano piantine, la terra è scura, quasi nera, e le piantine verdissime. Dall'altra parte del ciglio pagina, una costruzione dal tetto arancio isolata tra le parole...
















u'zapelu d'tera così dicono qui...
B.

domenica 14 novembre 2010

Piantumazione talea fumetto

Dopo aver sperimentato  la  lettura filosofica dei Miracoli di Spinoza, alla libreria Martin Eden, Talee si affaccia sulla soglia del mondo dei fumetti, Mardi Gras, la nostra terza tappa, ha infatti un settore piuttosto importante di questo genere. L'incontro con  L'Olmo di Ryuichiro Utsumi disegnato da Jiro Taniguchi un manga atipico, un romanzo a fumetti, è decisivo e  la lettura delle parole degli autori nella postfazione aprono nuove vie di germinazione anche con le pagine di vecchi fumetti.  Chissà se metteranno radici... Per ora posso solo provare a  piantare, a Sandra il compito di verificare...
B.


venerdì 12 novembre 2010

diario senza inizio. nota 3. Le tele di Carlotta

Sono in treno. Leggo Il sifone di Sartre per la terza tappa di Talee. Un po' mi diverto, penso che è proprio bravo questo Mark Crick a scrivere "alla maniera di...". Un po' mi diverto e un po' mi dispiace. Imitata, la scrittura si svuota, volge allo sberleffo, e mi dispiace. Non dovrei essere così sensibile al  rispetto per gli scrittori, però... Mi fermo sul però e attacco discorso con la mia vicina di treno. Prima le chiedo un giornale e poi mi dò alle chiacchiere ma la conversazione non è granché. Messi come siamo messi il discorso fra sconosciuti fa presto a diventare lamento "Hanno distrutto la scuola - mi dice - e ora passano alla sanità... (la signora è medico) e i giovani etc etc... " Cerco una soluzione e chiedo alla signora dei suoi figli, sono sicura che andrà meglio. Dopo un'iniziale titubanza la signora si lascia andare, si anima in un racconto che, mi dice sorridendo, ogni volta stupisce anche lei. Pare infatti che sua figlia, timida, schiva, la tipica figlia a cui i genitori dicono "esci, vai con le amiche, vai agli scout...", abbia sempre preferito stare bella ferma nel suo modo e, come si scoprirà, nel suo mondo. Arrivata al punto di scegliersi una facoltà la ragazza non dava segni di decisione e la madre aspettava, sicura che dal liceo linguistico la figlia  sarebbe finita a Lingue, quando un giorno se l'è vista arrivare a casa tutta sorridente: "E' fatta, ce l'ho fatta, mi hanno preso alla Scuola dei Comics, hanno apprezzato i miei lavori, finalmente..." "Quali lavori?" chiede la madre prima di trovarsi sotto gli occhi tele e tele disegnate e dipinte, piene di cose, personaggi, storie... tutte cose mai viste. Raccontandolo la signora si anima sempre di più: nessuno aveva mai visto e saputo niente, anni e anni di disegni e dipinti nascosti chissà dove, fatti chissà quando, usciti in un giorno, portati come un trofeo silenzioso: "E' buffa tutta questa storia, è buffa lei, è buffo tutto... io non sapevo niente di questo mondo e scopro un sacco di cose... E poi ora gira sempre con questo quadernino e fa disegni su disegni... con la penna! Ma come si fa a disegnare con la penna? " E' troppo educata la signora per compiacersi di sua figlia, e  prende  in giro se stessa, per quello che non sa, che non capisce, che non sa fare... "Buffo" è l'aggettivo dominante e pudico dei suoi racconti e poi si ferma "Io avevo uno zio sculture... chissà se questa cosa dell'arte passa nei geni...".
Non lo sappiamo ma tanti a auguri a Carlotta, magari la incontreremo da qualche parte prima o poi. Intanto ce la portiamo a Mardi Gras insieme alla Talee-fumetto, chissà che non le porti fortuna.

giovedì 11 novembre 2010