5° tappa Libreria Modo Infoshop, Bologna


PIANO PER LA MESSA A DIMORA DI UNA TALEA IN PAGINE DI TERRA.
Materiale necessario:
un libro, un taglierino, un recipiente di cartone,
del terriccio o della terra comune, semi o piccole piante spontanee, un cucchiaio, un dosatore d’acqua palline di argilla, un trapano.

1)   prendere un libro abbandonato , messo al macero, o venduto a peso. Il libro deve essere voluminoso, di molte pagine, può essere un romanzo, o un dizionario un volume enciclopedico, questo a seconda delle vostre attitudini e delle vostre preferenze. Un libro non ha né oggetto né soggetto, è fatto di materie e l’esteriorità delle loro relazioni. In un libro, come in ogni altra cosa, ci sono linee di articolazione, strati, territorialità, ma anche linee di fuga, movimenti. Tutto questo costituisce un concatenamento.
2)   Sfogliare il libro a piacere e sceglierne un punto, vicino alla metà , convincente per la lettura e per l’ubicazione della pagina di terra. Qual è il corpo di un libro? Qual è il corpo senza organi di un libro? Ce ne sono molti, secondo la natura delle linee considerate, secondo il loro tenore o la loro densità. Qui, come altrove, essenziali sono le unità di misura: quantificare la scrittura. Non c’è differenza fra ciò di cui un libro parla e la maniera  in cui esso è fatto. Il libro dunque non ha più alcun oggetto. In quanto concatenamento è soltanto se stesso in relazione ad altri concatenamenti, in rapporto ad altri corpi senz’organi. Non si domanderà mai ciò che un libro vuol dire, significato o significante, non si cercherà di capire nulla in un libro, ci si chiederà con cosa esso funziona, in relazione a che cosa lascia o non lascia passare delle intensità, in quali molteplicità introduce o trasforma la propria, con quali corpi senz’organi esso fa convergere il proprio. Un libro non esiste che dal di fuori e al di fuori. Così poiché un libro è di per sé una piccola macchina, in quale rapporto a sua volta misurabile si pone questa macchina letteraria con una macchina da guerra, una macchina d’amore, una macchina rivoluzionaria, ecc -  e con una macchina astratta, che tutte le trascina?
3)   Iniziare a tagliare le pagine lasciando un piccolo bordo intorno, il bordo sarà dimensionato in base alla piantumazione. Intendo dire che per piantare un prato di trifogli sarà necessario un’intera pagina mentre per una pianta grassa molto meno. Un primo tipo di libro è il libro-radice. L’albero è già l’immagine del mondo, o meglio, la radice è l’immagine dell’albero-mondo. E’ il libro classico, come bella interiorità organica, significante e soggettiva (gli strati del libro). Il libro imita il mondo come l’arte la natura: per mezzo di processi che gli sono propri e che conducono a compimento ciò che la natura non può o non può più fare. La legge del libro è quella della riflessione, l’Uno che diventa due. Come mai la legge del libro sarebbe nella natura, dal momento che essa presiede alla divisione stessa fra mondo e libro, natura e arte? Uno diviene due: ogni volta che incontriamo questa formula ci troviamo di fronte al pensiero più classico e più riflesso, più antico e più stanco. La natura non agisce così: le radici stesse sono a fittone, a ramificazione più ricca, laterale e circolare, non dicotomica. La mente è in ritardo sulla natura.
4)   le pagine tagliate  possono essere  conservate e utilizzate nuovamente per costruirne altro, lo scavo dovrà essere piuttosto profondo, a seconda della pianta scelta. Un secondo tipo di libro a cui la nostra modernità si rifà volentieri è il sistema-radicella. La radice principale ha abortito o si distrugge verso la sua estremità; si innesta su di essa una molteplicità immediata e qualunque di radici secondarie che danno vita a un grande sviluppo. Le parole di Joyce, giustamente definite a “radici molteplici”, effettivamente non spezzano  l’unità lineare della parola, o anche della lingua, se non nel porre  un’unità ciclica della frase, del testo o del sapere. Il mondo è diventato caos ma il libro resta immagine del mondo, cosmo-radicella, invece di cosmo-radice. Strana mistificazione quella del libro. Il libro immagine del mondo, che idea insulsa. In effetti non è sufficiente dire: Viva il molteplice, il molteplice  bisogna farlo non aggiungendo sempre una dimensione superiore, ma al contrario il più semplicemente possibile, a forza di sobrietà, al livello delle dimensioni di cui si dispone, sempre n-1 (l’uno fa parte del molteplice solamente così, essendo sempre sottratto). Sottrarre l’unico dalla molteplicità da costituirsi; scrivere in n-1.
5)   Terminato lo scavo, l’operazione può richiedere diversi giorni se fatta accuratamente, foderarlo con una pellicola di plastica e effettuare dei buchi da sotto  il libro per evitare il ristagno di acqua.
6)   Riempire lo scavo di terriccio, potete prendere una terra adatta  per la piantumazione di una  talea di pianta grassa, mettere sotto palline di argilla assicurandosi che ci sia un buon drenaggio per non creare marciumi, e usare una terra sabbiosa. La pianta una volta cresciuta dovrà essere trapiantata in un vaso più grande. Ogni pianta ha le sue necessità, queste saranno studiate attentamente prima di essere scelte. Il molteplice bisogna farlo. La lingua è essenzialmente una realtà eterogenea. Non vi è lingua-madre, ma presa di potere da parte di una lingua dominante all’interno di una molteplicità politica. La lingua si stabilizza intorno a una parrocchia, ad un vescovato, a una capitale. Essa fa bulbo. Si evolve per steli e flussi sotterranei, lungo le valli fluviali o lungo le linee ferroviarie, si sposta a macchia d’olio. Una lingua non si richiude mai su di sé, se non   in una funzione d’ isterilimento. Solo quando il molteplice è trattato come sostantivo, molteplicità, non ha più rapporto con l’Uno. Una molteplicità ha soltanto determinazioni, grandezze, dimensioni che non possono crescere senza che la natura cambi. Quando Glenn Gould accelera l’esecuzione di un pezzo, non agisce semplicemente da virtuoso, ma trasforma i punti musicali in linee, fa proliferare l’insieme.
7)   Trovo più interessante e adatto allo scopo della piantumazione in libro piantumare piccole piante che crescono ai bordi delle strade, oppure ghiande trovate nei boschi o cose simili. Seguire le piante, fare, accrescere il proprio territorio, estendere la linea di fuga. La pioggia deve aver trasportato lontano i semi, segui i rigagnoli della pioggia, quelli che l’acqua ha scavato, così conoscerai la direzione di scorrimento. Cerca allora la pianta che, in quella direzione, si trovi il più lontano possibile dalla tua. Tutte quelle che crescono fra queste due, ti appartengono.
8)   Una volta messa a dimora la pianta sarà necessario bagnare la terra,
Adesso la piantina è nel libro. L’ideale per un libro sarebbe esporre ogni cosa su un tale piano di esteriorità, su una sola pagina, su di una stessa spiaggia: avvenimenti vissuti, determinazioni storiche, concetti pensati, individui, gruppi e formazioni sociali. Anelli aperti. Testi che si contrappongono al libro classico e romantico, costituito dall’interiorità d’una sostanza o di un soggetto. Il libro-macchina da guerra, contro il libro-strumento di stato. Le molteplicità piane a n dimensioni sono asignificanti e asoggettive. Esse vengono designate per mezzo di articoli indefiniti, o piuttosto partitivi (è della piantina,). Quando la piantina sarà pronta per crescere e le cure da dedicarle saranno quelle che avrete verso le piante sul vostro balcone o davanzale. Ricordatevi che le piante ad un certo punto avranno bisogno di essere invasate altrove e il vostro libro sarà pronto ad ospitare nuove talee o nuove piante da germogliare.

Abbiamo utilizzato qui tutto ciò che ci avvicinava, quanto più vicino, quanto più lontano. Abbiamo distribuito abili pseudonimi, per mimetizzare. Perchè abbiamo mantenuto i nostri nomi? Per abitudine, unicamente per abitudine. Per mimetizzarci a nostra volta. Per rendere impercettibile non il nostro io, ma ciò che ci fa agire, sperimentare o pensare. E poi perché è piacevole parlare come tutti e dire “ si alza il sole”, quando ognuno sa bene che è soltanto  un modo di dire. Non arrrivare al punto in cui non si dice più “io”, ma al punto in cui non ha alcuna importanza il dire o il non dire “io”. Non siamo più noi stessi. Ognuno si riconoscerà. Siamo stati aiutati, aspirati, moltiplicati.


Sandra Burchi


Innesti da

Piano per la messa a dimora di una talea in pagine di terra, Beatrice Meoni

Rizoma. G. Deleuze, F. Guattari